Saldo e acconto IRPEF: come funzionano, quando si pagano e chi deve versare imposte e contributi

Il sistema di saldo e acconto è il meccanismo con cui l’Agenzia delle Entrate permette a imprese, professionisti e altri contribuenti di rateizzare i versamenti fiscali, suddividendo il pagamento delle imposte e dei contributi in due momenti: un primo saldo a chiusura dell’anno precedente e uno o due acconti per l’anno in corso.
Una logica semplice, in apparenza, ma che può generare confusione su quando e quanto si paga, soprattutto per chi ha appena avviato un’attività o per chi riceve per la prima volta un avviso di pagamento così strutturato.
Vediamo tutto in modo chiaro e con esempi pratici.

Definiamo cosa sono saldo e acconto

  • Il saldo è il pagamento dell’imposta/contributo dovuto per l’anno precedente, calcolato sulla base della dichiarazione dei redditi (modello Redditi PF, SC, SP o modello 730 per chi ha altri redditi).
  • L’acconto è un’anticipazione sull’imposta/contributo che sarà dovuto per l’anno in corso, basata sull’anno precedente.

In altre parole: con il saldo chiudi i conti dell’anno passato, con l’acconto inizi a pagare per l’anno in corso.

Chi è obbligato a pagare saldo e acconto?

Il sistema riguarda tutti i soggetti titolari di reddito soggetto a tassazione autonoma, tra cui:
  • Imprese (società di persone, SRL, SNC, ditte individuali);
  • Liberi professionisti (avvocati, architetti, consulenti, ecc.);
  • Lavoratori autonomi in regime forfettario o ordinario;
  • Chi ha redditi da locazione, capitale o lavoro autonomo occasionale;
  • Enti e associazioni con obblighi dichiarativi;

Anche chi è in regime forfettario nel 2025 deve versare saldo e acconto per imposta sostitutiva e contributi INPS, tranne nei casi in cui l’imposta dovuta sia inferiore ai 52€ o si tratti del primo anno di attività.

Le soglie aggiornate al 2025

  1. Acconti dell’imposta sostitutiva (regime forfettario)
    • Soglia minima: se, nel quadro LM42 della dichiarazione dei redditi, l’imposta sostitutiva dovuta è inferiore a 52 €, non è necessario pagare gli acconti;
    • Tariffa intermedia: se l’importo è tra 52 € e 257,52 €, l’acconto si versa in un’unica soluzione entro il 30 novembre;
    • Se l’imposta è superiore a 257,52 €, si versa normalmente in due rate: 40% a giugno/luglio e 60% a novembre.
  2. Primo anno di attività
    • Se il 2024 è stato il primo anno di adozione del regime forfettario, l’anno successivo (2025) non è dovuto alcun acconto per l’imposta sostitutiva.
  3. Limiti per rimanere in regime forfettario
    • Ricavi/compensi: il limite per accedere o mantenere il regime forfettario è di 85.000 € annui. Superarlo significa uscire dal regime, anche se talvolta il passaggio al regime ordinario avviene a partire dall’anno successivo;
    • Reddito da lavoro dipendente o assimilato: elevato a 35.000 € per il 2025. Coloro che superano questa soglia non possono accedere (o restare) nel regime forfettario.
Per semplificare:
  • Anche i forfettari pagano saldo e acconti, ma se l’imposta è inferiore a 52 €, non si versa alcun acconto;
  • Se siamo nel primo anno di attività, l’anno successivo non è dovuto alcun acconto;
  • Per mantenere il regime forfettario, non si devono superare i 85.000 € di ricavi né i 35.000 € di reddito da lavoro dipendente.

Quando si pagano saldo e acconto? Le scadenze da ricordare

Le scadenze principali sono:

  • 30 giugno: pagamento di saldo e primo acconto (con possibilità di versare entro il 31 luglio con una piccola maggiorazione);
  • 30 novembre: pagamento del secondo acconto, se dovuto.
Se il contribuente sceglie il pagamento rateale, le scadenze variano leggermente, ma i termini iniziali rimangono gli stessi.

Quanto si paga: percentuali e logica di calcolo

Imposte (Irpef, Ires, imposta sostitutiva forfettari)

  • Primo acconto: 40% dell’imposta dell’anno precedente;
  • Secondo acconto: 60%;
  • Totale acconto: 100% dell’imposta dovuta l’anno prima.

Dal 2024, il primo acconto Irpef per titolari di partita IVA con ricavi fino a 170.000 € si può versare entro 5 rate mensili da luglio a novembre.

Contributi previdenziali (INPS gestione separata e artigiani/commercianti)

  • Anche qui si applica la logica saldo + acconto.:L’acconto è dovuto se il contributo annuale supera i 103 euro.

Esempi pratici

Libero professionista in regime ordinario

L’avv. Rossi ha chiuso il 2024 con un’imposta Irpef da 3.000 €. Nel 2025 dovrà versare:
  • Saldo: 3.000 € (per chiudere il 2024);
  • Acconto 2025: il primo acconto (40%) di 1.200 € a giugno e il secondo acconto (60%): di 1.800 € a novembre per un totale di 6.000 €.

SRL con utile d’esercizio

Una SRL ha chiuso il bilancio 2024 con un utile tassabile di 50.000 € → IRES dovuta 12.000 €. Nel 2025 dovrà versare:
  • Saldo IRES: 12.000 €;
  • Acconto 2025 IRES: il primo acconto (40%) di 4.800 € ed il secondo acconto (60%): 7.200 € per un totale di 24.000 €.

L’acconto non è un doppio pagamento? Cosa succede l’anno successivo?

No. L’acconto serve ad anticipare quanto dovrai pagare l’anno successivo. Quando arriverà il 2026, e calcolerai l’imposta dovuta sul 2025, l’acconto già versato nel 2025 verrà sottratto dal totale da pagare.

L’anno successivo, se hai versato troppo in acconto, ti spetta un credito che puoi usare in compensazione o puoi chiedere a rimborso. Mentre, se hai versato troppo poco, dovrai integrare con un saldo più alto.

Come si calcola l’acconto? Metodo storico vs previsionale

per determinare quanto versare di acconto esistono due principali approcci: il metodo storico e il metodo previsionale. la scelta dipende dalla situazione individuale e dalle previsioni di reddito per l’anno in corso.

metodo storico

Ilmetodo storico si basa sull’imposta dovuta l’anno precedente. In pratica, si calcola l’acconto come percentuale dell’ultima imposta versata ed è un approccio considerato il più sicuro e semplice, perché si parte da dati già certi e verificati. Quindi, viene utilizzato maggiormente da liberi professionisti e aziende, soprattutto quando non ci si aspetta variazioni significative di reddito rispetto all’anno passato.

metodo previsionale

Il metodo previsionale, invece, permette di calcolare l’acconto in base a una stima dell’imposta dovuta per l’anno in corso. Può essere utile se prevedi di guadagnare meno rispetto all’anno precedente, così da evitare di versare un acconto troppo alto. Tuttavia, richiede attenzione: se la previsione non corrisponde al reddito reale, si rischiano sanzioni e interessi sulle somme non versate correttamente.

In pratica, più accurata è la tua stima, più vantaggioso può essere questo metodo.

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